Governo, ancora tagli all’istruzione

Il momento storico in cui ci ritroviamo a vivere si palesa difficile e arduo sotto molti punti di vista. Proprio mentre si attendeva con ansia la fine della pandemia che ha caratterizzato il mondo per due anni, ecco che alle porte d’Europa scoppia una terribile guerra.

La situazione politica ed economica interna nel

nostro Paese, inoltre, non sembra essere una fonte di tranquillità. Questo è ancora più evidente se si guarda alle manovre messe in campo dal Ministro dell’Economia che ha abbassato di molto le somme investite nell’istruzione degli alunni italiani per i prossimi anni.

 

Le spese dell’Italia

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha approvato di recente il DEF 2022. Si tratta del Documento di Economia e Finanza che serve a far comprendere gli obiettivi dell’erario pubblico italiano per i prossimi tre anni.

Questo documento ha visto la propria approvazione lo scorso 6 aprile da parte del Consiglio dei Ministri. Mentre il giorno successivo è stato trasmesso al Parlamento italiano.

Come affermato sulla pagina web del Ministero dell’Economia e delle Finanze, tale progettazione «tiene conto del peggioramento del quadro economico determinato da diversi fattori. In particolare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi dell’energia, degli alimentari e delle materie prime, l’andamento dei tassi d’interesse e la minor crescita dei mercati di esportazione dell’Italia».

 

I tagli sostanziali alla scuola

Nonostante ciò che era stato detto nei mesi precedenti, dunque, la scuola italiana non sembra essere al centro dei pensieri del Governo. La spesa per l’istruzione negli ultimi anni si era attestata al 3,6% del Pil nazionale. La situazione attuale, però, è in netto peggioramento.

Nel 2020 la spesa per l’istruzione si è abbassata al 3,5% e la cosa non potrà far altro che deteriorarsi nei prossimi anni. Per il 2025, infatti, arriverà a toccare il 3,3% del Pil. Fino alla soglia minima del 3,1% prevista per il 2035.

Nonostante si tenti di giustificare questa brusca contrazione di fondi con il calo demografico, è evidente che il nostro Paese abbia dato maggior importanza al riarmo rispetto all’istruzione dei propri cittadini.

I soldi per le spese militari, infatti, non accennano a diminuire. Per esse sono previste fino a 15 miliardi in più fino al 2026. Una situazione che non piace affatto ai sindacati che hanno già annunciato futuri scioperi a salvaguardia della scuola italiana.

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