Le metodologie didattiche inclusive vanno a inserirsi nell’ottica dell’integrazione scolastica. Infatti, il docente di sostegno è tenuto ad avere una conoscenza approfondita delle stesse.
La didattica inclusiva, però, non è competenza esclusiva di questo insegnante. Anche gli altri componenti della scuola devono saper affrontare al meglio le situazioni più complesse.
L’articolo n. 34 della Costituzione italiana afferma che «la scuola è aperta a tutti». Ciò implica che il Ministero dell’Istruzione debba garantire il diritto allo studio a ogni alunno presente nelle aule.
Per tale motivo, il TFA Sostegno 2023 gioca un ruolo importante nel campo analizzato. Solo la costante presenza di professionisti del settore è in grado di realizzare l’appartenenza a ogni livello della società.
La scuola è parte sostanziale dell’educazione dei più giovani. Ciò la porta a essere messa al centro della formazione delle future generazioni. Quindi, è obbligatorio riflettere in maniera costante sui mezzi che rendono fattibile l’integrazione.
Cos’è la didattica inclusiva
Per poter affrontare l’argomento delle metodologie didattiche inclusive bisogna fare un passo indietro. Infatti, la prima cosa da fare è snocciolare quella che è definita come didattica inclusiva.
La sua funzione è quella di integrare all’interno della classe ogni suo componente. Ciò implica il dover eliminare tutti quegli ostacoli che impediscono la corretta fruizione del diritto allo studio.
La figura del docente di sostegno è essenziale in questo. Egli fa da tramite tra il soggetto con disabilità e la scuola nel suo insieme. La sua comparsa è dovuta alla Legge n. 517 del 4 agosto 1977.
Nel corso del tempo, ovviamente, questo professionista ha visto il proprio compito ridefinirsi sempre meglio. Ciò è stato reso necessario anche dai cambiamenti epocali avvenuti all’interno della società a noi contemporanea.
Due esempi su tutti possono essere i DSA e i BES. Con DSA si intendono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che rientrano nella macro-categoria dei BES.
La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, per esempio, riconosce come tali la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
La Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012, invece, si sofferma sui BES. In particolare, la DM 27 dicembre 2012 parla degli strumenti da adottare nei confronti degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES).
In tutto ciò non può mancare il riferimento al TFA Sostegno. Un corso di specializzazione in ambito universitario nato proprio per concretizzare la didattica inclusiva. Esso è scaturito dal Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010.
Lo scopo dichiarato del Tirocinio Formativo Attivo è quello di rendere gli alunni protagonisti assoluti della didattica. Infatti, la lezione deve essere incentrata sui loro bisogni e sulle loro esigenze. Da qui la necessità di adoperare le metodologie didattiche inclusive.
Quali sono le metodologie didattiche inclusive
Comprese le basi dell’integrazione scolastica, bisogna scandagliare quali siano le metodologie didattiche inclusive.
Uno documento valido in tale frangente è rappresentato dalle Linee Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità. Esse sono state emanate dal MIUR tramite la Nota prot. n. 4274 del 4 agosto 2009.
Ivi si afferma che la classe deve essere inclusiva. Infatti, non si può e non si deve in alcun modo relegare gli alunni con disabilità in uno spazio unicamente riservato a loro. La socialità è uno dei punti cardini del diritto allo studio.
La didattica inclusiva comporta l’utilizzo di strategie utili allo scopo indicato. L’apprendimento deve essere cooperativo e si deve svolgere in funzione di una scoperta costante.
Da qui la possibilità di utilizzare tutti i mezzi che si ritengono utili, anche e soprattutto quelli di matrice tecnologica.
In particolare, si può parlare di elementi quali:
- il lavoro di gruppo e/o a coppie;
- il tutoring;
- l’apprendimento per scoperta;
- la suddivisione del tempo in tempi;
- l’utilizzo di mediatori didattici;
- l’uso di attrezzature e ausili informatici, di software e sussidi specifici.
La programmazione in tutto ciò è indispensabile. Da ciò la necessità di mettere in pratica il PEI. Il Piano Educativo Individualizzato nasce all’interno della Legge n. 104 del 5 febbraio 1992.
Il PEI è obbligatorio per gli studenti con disabilità e deve essere redatto annualmente. La sua versione definitiva, infatti, deve essere pubblicata entro il mese di ottobre.
Le sue basi sono le seguenti:
- la dimensione della Socializzazione e dell’Interazione;
- la dimensione della Comunicazione e del Linguaggio;
- la dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento;
- la dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento.
Un palinsesto che vede coinvolti non solo gli insegnanti di sostegno, ma anche quelli curriculari. Il PEI, infatti, racchiude al proprio interno tutte le metodologie didattiche inclusive.
Il ruolo dell’insegnante
A tal punto, è bene chiedersi quale sia il ruolo dell’insegnante nella suddetta situazione. Come è già stato detto più volte, l’integrazione scolastica deve essere concretizzata da ogni componente della classe.
Il docente di sostegno è la figura indispensabile dell’inclusione, ma deve essere accompagnato nel tragitto che percorre insieme agli allievi con disabilità.
Il compito di questi professionisti, quindi, è quello di mettere in pratica quanto stabilito all’interno del PEI.
Vi sono, però, alcune novità che non si devono affatto trascurare al riguardo. Infatti, ormai si parla di Nuovo Piano Educativo Individualizzato.
L’aggiornamento di questi documenti fuoriesce dal Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020. Ciò avviene ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017.
Una delle componenti principali di tale legislazione è da riscontrarsi nella formulazione del GLO. La sigla in questione fa riferimento al Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione. In esso sono introdotti tutti i componenti del Consiglio di Classe o del Team Docenti.
Inoltre, sono presenti anche le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica. Tra di essi possono configurare alcuni o tutti i soggetti nominati di seguito:
- gli specialisti e terapisti dell’ASL;
- gli specialisti e terapisti privati segnalati dalla famiglia;
- gli operatori e le operatrici dell’Ente Locale, soprattutto se è attivo un Progetto Individuale;
- i componenti del GIT ovvero i Gruppi per l’Inclusione Territoriale.
Il ruolo degli insegnanti, quindi, è palese. Essi devono mettere in pratica tutte le metodologie didattiche inclusive. La presenza di questi mezzi è obbligatoria in quanto permette la messa in pratica dell’integrazione scolastica.
Una visione che mette al centro l’alunno e non la lezione. La formazione, infatti, deve incentrarsi sulla possibilità di tutti di raggiungere i traguardi educativi prefissati. Per fare ciò, però, si devono avere le caratteristiche adeguate.
Ecco perché, in tale ottica, il docente di sostegno risulta essenziale. La sua professionalità, prodotta dal TFA Sostegno, è basilare per permettere agli alunni con disabilità di vivere pienamente la scuola.