Chi vuole operare nella scuola italiana deve essere formato sotto molti punti di vista. Nella branca delle conoscenze da possedere devono essere inserite anche le strategie didattiche.
L’istruzione odierna, infatti, deve tenere conto di moltissimi fattori. All’interno delle aule ci sono svariati alunni che presentano un proprio bagaglio culturale e personale unico. Proprio per tale ragione è necessario avere i giusti mezzi per approcciarsi a ognuno di loro.
Informarsi e prepararsi in questo settore, dunque, permette di lavorare egregiamente sia nel pubblico che nel privato.
La scuola, si ricorda, è il motore del Paese. Anche per questo non si può fare a meno di investire sulla competenza dei docenti.
Risulta evidente come una linea comportamentale sia basilare per riuscire a concretizzare i progetti didattici. Il tutto deve tenere conto di diversi fattori tra cui l’ambiente in cui è inserito l’alunno, ma anche il suo punto di partenza scolastico.
Questo e molto altro serve a portare avanti quelle strategie didattiche adoperate quotidianamente per garantire il diritto allo studio.
Quali sono le principali strategie didattiche
Lavorare nelle aule può essere faticoso, ma allo stesso tempo gratificante. Per svolgere al meglio questo compito, però, bisogna apprendere le principali strategie didattiche.
La pedagogia svolge in questo caso un ruolo essenziale. Attraverso lo studio di tale disciplina, infatti, i docenti possono ampliare le proprie competenze. Abilità che si riveleranno indispensabili poi sul campo.
Il tutto, ovviamente, è da leggersi nell’ottica della didattica inclusiva. L’integrazione scolastica deve riguardare sia gli studenti con disabilità che quelli con svantaggi socio-economici.
In tal senso, gli istituti devono fare del proprio meglio per non lasciare indietro nessuno. Il diritto allo studio, inoltre, è garantito dall’articolo 34 della Costituzione italiana.
L’articolo 3, invece, afferma che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali dinanzi alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Per rendere tutto ciò possibile esistono diverse strategie didattiche inclusive. Tra i metodi adoperati si possono riscontrare:
- l’apprendimento cooperativo;
- il lavoro di gruppo;
- il tutoring;
- l’uso di mediatori didattici;
- l’utilizzo di attrezzature informatiche;
- sussidi specifici;
- l’apprendimento per scoperta.
Da legare strettamente a questo processo è l’utilizzo degli strumenti informatici. Infatti, gli insegnanti sono chiamati ad adottare i documenti utili alle lezioni anche in formato digitale.
Ciò permetterà l’accesso facilitato agli stessi da parte degli alunni che usano ausili tecnologici per lo studio.
Anche per questo, i futuri professionisti del settore sono chiamati ad avere delle conoscenze in suddetto campo. Le certificazioni informatiche possono, quindi, rivelarsi un ottimo metodo per ampliare la formazione docenti.
Quali sono le strategie didattiche innovative
Un ambiente di apprendimento è un luogo in cui devono coesistere differenti soggetti. Questi ultimi, a propria volta, hanno delle caratteristiche specifiche che li contraddistinguono.
Le strategie didattiche innovative devono basarsi su tali peculiarità. I dispositivi adoperati possono essere sia fisici che invisibili.
Quindi, non si parla solo di mezzi tecnici. Vengono utilizzati anche progetti e dossier volti a rendere effettive le intenzioni dei docenti per la strutturazione delle lezioni.
L’organizzazione può strutturarsi nel seguente modo:
- progettazione (organizing strategies);
- valutazione (assessing strategies);
- istruzione (instructing strategies).
La prima fase è da intendersi come un lavoro preliminare. C’è quindi una pianificazione dettagliata di quella che in seguito si trasformerà nella trasmissione del sapere agli studenti.
La valutazione serve proprio per comprendere la validità delle varie operazioni svolte. Questa fase può essere ripetuta più volte per capire se si sta andando nella direzione corretta.
L‘istruzione, infine, può includere sia i metodi più classici per realizzare l’apprendimento sia quelli più all’avanguardia.
Ciò, però, deve essere ben codificato in modo che gli allievi possano procedere passo dopo passo al raggiungimento dell’obiettivo preparatorio.
Piano Educativo Individualizzato
L’articolo n. 13 della Legge n. 104 del 5 febbraio 1992 ha fatto proprio il concetto di inclusività. Ciò è rivolto specialmente agli allievi con disabilità che devono avere tutti gli strumenti adeguati al completamento degli studi.
Il docente di sostegno, in particolare, è chiamato a progettare e mettere in pratica il PEI, Piano Educativo Individualizzato. Ulteriori passi per l’inclusione sono stati fatti dalla Legge N. 170 dell’8 ottobre 2010 che ha riconosciuto i Bisogni Educativi Speciali (BES).
A ogni inizio di anno scolastico viene redatto un nuovo PEI che dovrà servire come linea guida nel corso dei mesi. Di volta in volta deve essere rivisto e aggiornato per poter quantificare i miglioramenti avvenuti nel tempo.
Questo documento va redatto tramite la collaborazione dell’amministrazione scolastica e degli organi pubblici. Non solo, poiché è richiesta la presenza anche dei servizi sociali e del nucleo familiare di appartenenza.
Sulla base del PEI, poi, vengono ampliate le azioni da svolgere a favore dello studente. La scuola è chiamata a redigere il Piano di Studi Personalizzato.
La normativa di riferimento è il Decreto Ministeriale n. 141 del 3 giugno 1999 come modificato dall’art. 5, comma 2, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009.
L’ASL deve formulare il progetto riabilitativo ai sensi dell’articolo n. 26 della Legge n. 833 del 23 dicembre 1978. Infine, gli Enti Locali devono mettere in atto il progetto di socializzazione come previsto dall’articolo n. 14 della Legge n. 328 dell’8 novembre 2000.
Strategie didattiche. Obiettivi e destinatari
Le strategie didattiche, quindi, hanno degli obiettivi e dei destinatari ben delineati. Come si è già visto, lo scopo è quello di garantire il diritto allo studio di tutti. Ciò deve avvenire nonostante le possibili difficoltà iniziali.
Tra gli scopi da perseguire ci sono:
- usare i pregi degli allievi per poter valorizzare la loro formazione scolastica;
- coinvolgere l’intero gruppo classe nel conseguimento degli scopi del singolo;
- sviluppare e alimentare l’autostima degli allievi;
- creare momenti di dialogo tra le parti;
- facilitare i momenti dell’apprendimento attraverso varie modalità di lezioni.
Il tutto serve a rendere il momento della didattica qualcosa di consapevole e partecipato da ogni membro presente. L’utilizzo degli strumenti tecnologici può favorire l’interattività delle spiegazioni in aula.
Le strategie didattiche, quindi, sono un insieme di operazioni e di risorse pedagogiche volte al raggiungimento degli scopi di cui sopra. Il tutto deve avvenire in maniera pianificata per potersi concretizzare al meglio.
Quanto progettato, però, deve svolgersi sempre seguendo le personalità dei soggetti trattati. Di conseguenza, si deve tenere conto di tutto il bagaglio culturale ed emotivo che gli studenti hanno a carico.
Perché sono importanti
Le strategie didattiche non sono importanti solo per gli insegnanti di sostegno. L’intera classe e anche gli altri docenti sono chiamati a svolgere una parte attiva per concretizzare il diritto allo studio di tutti.
Un’istruzione eclettica è utile a mettere al centro delle lezioni lo studente e i suoi bisogni. Il professore è un mezzo per poter aiutare i soggetti presi in esame a poter tagliare il traguardo prefissato.
Un vero e proprio esempio è rappresentato dalle Indicazioni nazionali per il circolo della scuola dell’infanzia e del primo circolo d’istruzione.
Sono state redatte ai sensi dell’articolo 1, comma 4, del Decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 20 marzo 2009.
In esso si afferma che «la scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno».
Il successo scolastico di ogni studente, dunque, è la vera e propria prerogativa di questo tipo di istituzione. Le lezioni, dunque, devono essere costruite in base ai bisogni educativi di tutti.
Le differenze vanno riconosciute e valorizzate. Ciò implica anche ad attivarsi per eliminare ogni tipo di situazione che potrebbe creare delle disuguaglianze.
Ancora una volta, dunque, la persona è messa al centro del progetto scolastico.
Bambini e adolescenti, dunque, vengono accompagnati in un percorso formativo volto a supportarli anche nel resto della vita. In tutto ciò, l’alleanza educativa col nucleo familiare di origine è quanto meno essenziale.
Master strategie didattiche
Come raggiungere le competenze necessarie alla concretizzazione di quanto detto fino a questo momento? Un modo sicuramente infallibile è quello di perseguire un master universitario.
Un master su questo argomento può essere utile ai docenti in molteplici situazioni.
Non solo quando è presente un alunno disabile, ma anche in occasioni di problematiche sociali ed economiche. Infine, può rivelarsi un ottimo sostegno anche in ambienti multiculturali.
Gli aspiranti docenti avranno in tal modo la preparazione ottimale per poter affrontare queste evenienze. Questo titolo, inoltre, affronta discipline essenziali quali:
- Pedagogia Interculturale;
- Psicologia dello Sviluppo;
- Diritto Scolastico;
- Pratiche didattiche per la scuola.
Le materie affrontate, naturalmente, sono molte altre. Lo schema in questione, però, serve a far comprendere la direzione presa da questo tipo di percorsi formativi.
I master di primo e secondo livello, in ogni caso, possono essere svolti non solo negli atenei statali. Ci sono molti istituti formativi, infatti, che preparano in questi settori. L’importante, però, è rivolgersi a enti riconosciuti dal MIUR.
I master online, per esempio, possono essere essenziali per quanti già lavorano e non possono recarsi fisicamente nelle sedi. Le lezioni, le esercitazioni e persino gli esami possono essere svolti in maniera telematica.
Tutto ciò concorre a valorizzare la figura del docente e dell’aspirante tale. Un buon insegnante, infatti, è in grado di operare al meglio per l’intero gruppo classe.