Il 18 gennaio è stata una giornata memorabile, in quanto segnata dalla firma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) 2019/2021, ma perché Uil non ha firmato? Difatti, l’accordo ha visto l’adesione di tutte le principali organizzazioni sindacali, ad eccezione proprio di Uil Scuola.
Giuseppe D’Aprile, segretario generale del sindacato, ha fornito spiegazioni chiare e convincenti sulle motivazioni che hanno portato a questa decisione. Infatti, in una nota ufficiale, lo stesso ha dichiarato, senza mezzi termini, quanto scriviamo di seguito.
Ovvero che non è stato possibile sottoscrivere un accordo che peggiora le condizioni di lavoro del personale della scuola. E che indebolisce il sistema scolastico in fatto di autonomia e l’intera comunità educante.
Suddetta decisione non è stata presa in modo impulsivo o irrazionale, ma è il frutto di un processo ponderato e condiviso. Lo stesso ha coinvolto i membri dell’organizzazione sindacale, gli iscritti e coloro che hanno partecipato alle assemblee.
Le ragioni del segretario generale Uil Scuola Giuseppe D’aprile
Il segretario generale della Uil Scuola Rua, Giuseppe D’Aprile, spiega perché Uil non ha firmato, sottolineando le ragioni che hanno portato a questa scelta. Tra le principali criticità che hanno determinato il rifiuto dell’accordo, D’Aprile ne ha citate diverse:
- Mancata valorizzazione del personale Ata;
- Precarizzazione delle condizioni di lavoro delle segreterie scolastiche;
- Assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero e l’approccio alle relazioni sindacali.
Volgendo lo sguardo al futuro, D’Aprile ha riaffermato la fiducia nella dedizione delle persone che lavorano nelle scuole italiane e nella solidità del sistema nazionale di istruzione. Ha sottolineato la volontà di mantenere un sistema d’istruzione nazionale, ribadendo il desiderio che rimanga uno dei migliori in Europa.
Il Segretario ha affermato, inoltre, che il funzionamento delle scuole continuerà, anche se il contratto non è stato firmato.
Un’occasione perduta
Nonostante i buoni auspici, rimane una sensazione di delusione per l’occasione persa. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro avrebbe potuto rappresentare un’opportunità per correggere alcune delle criticità del sistema d’istruzione italiano.
D’Aprile ha sottolineato che alcune normative restrittive continuano a rappresentare un ostacolo anziché un sostegno per il personale della scuola. Infine, il Segretario ha enfatizzato il ruolo cruciale svolto dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie (RSU).
Ha ringraziato e riconosciuto il loro straordinario impegno nella tutela e nella rappresentanza dei lavoratori della scuola. Ha garantito il sostegno continuo al loro ruolo e all’azione che svolgeranno nel pieno rispetto dei diritti del personale scolastico.
In conclusione, D’Aprile ha sottolineato che questa decisione rappresenta solo l’inizio di un percorso sindacale e politico, e non la sua conclusione. La Uil Scuola continuerà a far valere le sue posizioni in tutte le occasioni di incontro e confronto a sostegno dell’intera comunità educante.
La firma del Contratto
Mettendo da parte, per un momento, il perché Uil non ha firmato, ricordiamo che il testo definitivo verrà pubblicato in Gazzetta Ufficiale nei prossimi giorni.
L’articolo 2 del testo specifica che gli effetti decorrono dal giorno successivo alla data di stipulazione, salvo diversa prescrizione del presente contratto.
L’unica eccezione riguarda il Personale ATA. Il comma 1 dell’art. 59 del testo precisa: “Al fine di consentire alle istituzioni scolastiche ed educative di procedere agli adempimenti necessari all’attuazione delle norme di cui al presente Capo, lo stesso entra in vigore il giorno 1 del mese successivo ad un periodo dilatorio pari a 3 mesi dalla sottoscrizione definitiva del presente CCNL”.
Degni di nota, gli aumenti di stipendio previsti per gli insegnanti. Ma anche tutte le importanti novità relative al Personale ATA e che saranno valide già a partire dall’aggiornamento delle Graduatorie di terza fascia in programma nei prossimi mesi.
La convocazione dell’Aran è arrivata subito dopo il parere favorevole del Dipartimento Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E la successiva certificazione “dei costi quantificati e della loro compatibilità con gli strumenti di programmazione e di bilancio” da parte della Corte dei Conti.