No ai seggi elettorali negli edifici scolastici. La richiesta di Cittadinanzattiva

Nella maggior parte dei casi, almeno in Italia, gli elettori votano ancora all’interno degli edifici scolastici. Nel resto d’Europa, di contro, le elezioni non interrompono le diverse attività della scuola. Quest’anno le elezioni avverranno in contemporanea con gli esami di licenza media. Perciò, eventuali ballottaggi, in molti comuni,

saranno in perfetta concomitanza con gli esami di maturità.

Da più parti, quindi, arriva un no ai seggi elettorali nelle scuole. E si avverte sempre più forte il bisogno di trovare il modo di accelerare il processo di diversificazione delle sedi elettorali e di individuare degli edifici alternativi. Ma sono necessarie delle risorse aggiuntive e buona volontà da parte di tutte le istituzioni, a maggior ragione degli enti locali. Intanto, in 78 comuni le prossime elezioni si svolgeranno, per la prima volta, fuori dagli edifici scolastici.

No ai seggi elettorali nelle scuole. La richiesta di Cittadinanzattiva

Anche Cittadinanzattiva, da tempo impegnata su questo fronte, chiede l’interruzione dell’uso delle scuole come seggi elettorali. Nello specifico, in un comunicato stampa, sottolinea come “le prossime elezioni potrebbero essere un’ottima occasione per poter riportare l’attenzione sul tema”. Cittadinanzattiva si rivolge, quindi, direttamente ai comuni coinvolti nella tornata elettorale di giugno 2022 per avere informazioni riguardanti eventuali azioni per il trasferimento delle sedi elettorali.

La situazione ad oggi

Già nel 2020, del resto, 471 comuni hanno spostato i seggi elettorali in sedi alternative.

Mentre l’anno scorso 117 comuni hanno fatto domanda per poter accedere ai fondi stanziati in modo da poter liberare circa 500 seggi, a beneficio di circa 30mila studenti.

Tuttavia, non si tratta di cifre molto rassicuranti, dal momento che la grande maggioranza delle sezioni elettorali si trova comunque nelle scuole.

Continuare a votare nelle scuole porta avanti una pratica che costituisce interruzione di pubblico servizio. Il tutto reso ancora più grave dai continui stop avuti dal 2020 ad oggi a causa della pandemia di covid-19.

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