Riforma reclutamento docenti: la bozza

L’andamento dell’ultimo concorso insegnanti ha rivangato diverse questioni. Il concorso ordinario 2022, infatti, sta compiendo una vera e propria strage. Sembra evidente, dunque, che vi sia qualcosa di sbagliato in un test a risposta multipla che ha mietuto così tante vittime tra gli aspiranti docenti.

 

Si ricorda, inoltre, che tale concorso ha visto l’iscrizione dei propri partecipanti nel 2020. Ciò ha portato all’esclusione di moltissimi neolaureati che aspiravano a competervi.

Ecco perché non appare strano il fatto che il Ministro Bianchi abbia deciso di affrontare tale argomento così spinoso in maniera decisa. Sembra ormai alle porte una riforma che dovrebbe rivoluzionare il reclutamento della classe insegnante.

 

La bozza del decreto legge

Tra gli obiettivi del nuovo PNRR (Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) è stata inserita anche la riforma del reclutamento dei docenti. Il 12 aprile 2022, in vista di ciò, c’è stato l’incontro tra il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e i sindacati.

Da tale colloquio sarebbe scaturita la volontà del ministro Bianchi di dimezzare i tempi attraverso la prossima presentazione di un decreto legge. Secondo quanto riportato dalle fonti governative, la riforma prevista dovrebbe rinnovare l’attuale metodologia di reclutamento.

Gli aspiranti docenti, in aggiunta alla laurea consona per la propria classe di concorso, saranno chiamati ad avere anche 60 crediti in materie psico-pedagogiche. Inoltre, si dovrà effettuare un tirocinio tra le mura scolastiche al termine del quale vi sarà una prova finale.

Oltre a percorrere tale iter, sarà possibile per gli aspiranti docenti partecipare al concorso ordinario per l’assegnazione del ruolo di competenza. In alternativa si possono perseguire i primi 30 crediti formativi durante la magistrale, partecipare ai concorsi scuola e, infine, svolgere tramite anno di prova i restanti 30 crediti.

Dei 60 crediti in questione metà dovranno essere conseguiti durante il percorso universitario. Dei primi 30, ben 15 dovranno riguardare un tirocinio formativo. Gli altri 30, invece, da un anno abilitativo a tempo determinato e part-time.

Per quanto riguarda i precari con almeno 36 mesi di servizio alle spalle la situazione è diversa. Loro potranno, infatti, accedere direttamente al concorso e, qualora la prova risultasse superata, avranno l’accesso all’anno di prova.

 

La reazione dei sindacati

Inutile affermare come le proposte avanzate non siano affatto piaciute ai sindacati. Il percorso così presentato diverrebbe davvero estenuante sotto molti punti di vista.

Altra nota dolente è il fatto che la bozza del suddetto futuro decreto legge non sia affatto stata illustrata in maniera concreta ai rappresentanti dei vari sindacati. Ciò spiega il motivo per cui le idee a riguardo siano così discordanti tra di loro.

Una metodologia che trasforma il percorso per divenire insegnanti in qualcosa di ancora più complesso, difficilmente potrà trovare larghe approvazioni.

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