Iperattività sintomi

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ADHDGli alunni possono esternare numerose difficoltà in ambito scolastico. Ecco perché bisogna parlare dell’iperattività e dei sintomi della stessa. Questo disturbo rientra nella categoria dell’ADHD.

La sigla inglese indica l’Attention Deficit Hyperactivity Disorder. Nella lingua italiana, invece, rappresenta il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

Una categoria che spesso viene confusa con la normale irrequietezza tipica dei più piccoli. L’iperattività e i suoi sintomi, invece, sono abbastanza invalidanti.

Coloro che ne soffrono, infatti, faticano a concentrarsi su un’azione specifica. Inoltre, difficilmente riescono a portare al termine qualcosa di intrapreso. Per queste ragioni, non solo nella scuola, ma anche il rapportarsi col resto del mondo può diventare deleterio.

Nell’articolo n. 3 della Costituzione si attesta che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Ecco perché è indispensabile la figura del docente di sostegno. Questo professionista si fa portavoce dei diritti degli studenti. Chiunque ambisca a tale settore deve, però, attendere l’uscita del TFA Sostegno 2023.

 

Cos’è l’iperattività

Dunque, cos’è l’iperattività? Essa fa parte dell’ADHD che si può esemplificare come uno stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività. 

A parità di sviluppo, queste condizioni si palesano in modalità decisamente più gravi rispetto agli altri bambini.

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, i sintomi chiave devono verificarsi per almeno 6 mesi di fila. Inoltre, devono comparire prima dei 7 anni di età del fanciullo.

Le cause non sono uniche e non sono accertate in maniera definitiva. La familiarità sembra essere tra le possibili motivazioni. Infatti, la genetica è spesso additata come uno dei fattori scatenanti.

Altri studi, invece, vedono nell’iperattività e nei sintomi una problematica ambientale. Alcuni elementi che potrebbero concorrere alla formazione dell’ADHD, quindi, si presenterebbero in gravidanza. 

L’uso di alcol, droghe e fumo sembrerebbero aumentare le possibilità di tali ostacoli. In ogni caso, colui che è iperattivo non riesce a stare fermo in maniera continuativa. 

Questa spiegazione, però, è troppo semplicistica e riduttiva. Infatti, la scuola diviene spesso fonte di sofferenza per tali studenti.

Ciò è dovuto al fatto della presenza di molteplici regole da dover rispettare in ambienti ristretti. Non deve stupire, dunque, che ci siano tantissimi casi di abbandoni scolastici tra chi detiene l’ADHD.

L’insofferenza per le norme da rispettare si riflette anche nella vita sociale. Infatti, non riescono a relazionarsi in maniera efficace con i propri coetanei.  Il che porta a non poter creare relazioni stabili. Una sofferenza che si ripresenta anche da adulti sul posto di lavoro.

 

Iperattività e sintomi: quali sono

Parlando di iperattività e dei sintomi bisogna appurare quali essi effettivamente siano. Gli effetti dell’ADHD negli alunni sono espressi nella Circolare Ministeriale Prot. n. 4089 del 15 giugno 2010.

La descrizione degli studenti con Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è abbastanza accurata. Le difficoltà persistenti descritte sono:

  • mantenere alta la concentrazione durante lo svolgimento di un compito, selezionando le informazioni utili all’esecuzione dello stesso;
  • resistere sia ai pensieri divaganti sia ai fattori distraenti presenti nell’ambiente che si occupa;
  • seguire le istruzioni e le regole fornite da terzi;
  • individuare, pianificare e controllare le sequenze delle azioni complesse;
  • regolare l’eccessiva irrequietezza motoria. Quest’ultima, inoltre, si manifesta nell’incapacità di portare al termine un’azione intrapresa con una serie di movimenti non finalizzati;
  • applicare strategie di studio capaci di portare alla memorizzazione a lungo termine.

Questi sono, dell’iperattività, i sintomi più evidenti. Ci sono, però, altri disturbi che si possono scoprire. Lo studente preso in esame ha problemi a gestire le proprie emozioni.

Ciò lo porta a manifestare non solo la propria aggressività, ma anche la frustrazione. Il che è scatenato dalla necessità di avere un costante appagamento delle proprie emozioni. Ecco il motivo della richiesta di continue gratificazioni. Inoltre, questi soggetti sono predisposti a stati di ansia, di agitazione, ma anche di depressione nei casi più gravi.

 

Iperattività sintomi: quando si manifestano

L’Istituto Superiore di Sanità si è espresso in merito all’ADHD. Nel sito ufficiale dello stesso si afferma che tale sindrome venne descritta per la prima volta nel 1845. 

Ciò avvenne a opera del medico Heinrich Hoffman. L’iperattività, l’impulsività e l’incapacità di attenzione costante possono essere tipici dei bambini più piccoli. 

Quindi, si tratta di ADHD solo nei casi più gravi e persistenti. Tutti i sintomi, inoltre, sono evidenti prima dei 7 anni di età. La presenza dei sintomi deve durare per almeno 6 mesi di fila.

Il DSM serve a descrivere clinicamente l’ADHD. La prima sigla indica il Diagnostic and Statistic Manual of Mental Disorders. Un manuale usato come termine di paragone al livello internazionale e pubblicato dalla American Psychiatric Association.

Secondo il DSM, dunque, l’iperattività e i sintomi si palesano in maniera persistente. Si può parlare di ADHD, dunque, in specifici casi. Devono esserci 6 o più dei 9 sintomi di disattenzione oppure 6 o più dei 9 sintomi dell’iperattività.

Quindi, i docenti di sostegno possono essere chiamati a fare la propria parte sin dalla scuola dell’infanzia. Ovviamente, però, è necessaria una diagnosi medica per poter operare in maniera efficace. 

 

Come intervenire nella scuola

Non resta da comprendere come intervenire nella scuola. Ciò serve a limitare i danni dell’iperattività e dei sintomi della stessa.

Non solo il docente di sostegno, ma l’intera scuola deve mobilitarsi per garantire il diritto allo studio di tutti. La Nota Ministeriale Prot. n. 1395 del 20 marzo 2012 stabilisce come procedere in questi casi.

Infatti, anche per l’ADHD è previsto il medesimo piano di azione utile per i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). La classe insegnanti deve attuare il Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Tale documento è un elemento ufficiale che deve essere elaborato nel primo trimestre dell’anno scolastico. I punti cardine dello stesso sono:

  • i dati anagrafici dell’alunno;
  • la tipologia di disturbo;
  • le attività didattiche individualizzate;
  • le attività didattiche personalizzate;
  • gli strumenti compensativi utilizzati;
  • le misure dispensative adottate;
  • le forme di verifica e valutazione personalizzate.

Inoltre, sono presenti anche gli strumenti compensative e le misure dispensative da adottare in classe. Gli insegnanti, però, possono avvalersi anche di altri mezzi in tale situazione.

Per esempio, durante il compito in classe, possono essere dati dei tempi maggiori per concludere un compito. Inoltre, devono essere proposte poche e semplici regole in modo da poter essere comprese da tutti.

L’uso del computer e di enciclopedie multimediali può rilevarsi estremamente utile. Così come possono esserlo delle piccole e costanti gratificazioni.

Infine, durante la correzione dei compiti il docente dovrebbe evitare di tenere troppo in conto gli errori di distrazione. 

L’operato, dunque, dovrebbe essere valutato nella sua complessità. In tal modo si incentiva l’allievo a continuare a fare del proprio meglio nonostante le palesi difficoltà. Per concretizzare tutto ciò, ogni docente deve mantenersi aggiornato in campo formativo.

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