L’introduzione dei 60 CFU è sicuramente tra le principali novità previste all’interno del decreto legge n. 36 del 30 aprile 2022. Il provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 21 aprile nell’ambito del maxi decreto del PNRR, nella sezione dedicata all’istruzione, è stato fortemente voluto dal Ministro Bianchi. Si tratta, in buona sostanza, di una nuova riforma relativa alle regole per la formazione iniziale e continua e per il reclutamento dei docenti. Una riforma abilitante, tuttavia, già fortemente contestata dalle organizzazioni sindacali e protagonista anche di uno sciopero lo scorso 30 maggio. Ciononostante, il Ministro dell’Istruzione difende le novità introdotte dal decreto e ribadisce: “Non è affatto un percorso ad ostacoli. E’, piuttosto, un percorso formativo finalmente chiaro”. E di chiaro c’è, soprattutto, come dicevamo, l’introduzione dei 60 CFU. Ma cerchiamo di capire più dettagliatamente cosa sono i 60 CFU, perché sono stati previsti, a cosa servono e come conseguirli.
Che cosa sono i 60 CFU?
I 60 CFU sono dei Crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche. In pratica, dei veri e propri percorsi universitari/accademici abilitanti di formazione iniziale. Esattamente come i 24 CFU, istituiti con il decreto legislativo n. 59 del 13 aprile 2017, rappresentano un requisito di accesso fondamentale ed imprescindibile al concorso ordinario.
Un pò di storia
Per la sesta volta in appena vent’anni l’abilitazione all’insegnamento è interessata da una riforma o da un aggiornamento. Oggettivamente troppe. Ma ripercorriamole rapidamente. In principio ci fu la SSis (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario), una scuola di specializzazione universitaria di durata biennale. L’attività della stessa durò nove cicli: dall’anno accademico 1999/2000 all’anno accademico 2008/2009. In seguito, il posto della Ssis fu preso dal TFA (Tirocinio formativo attivo). Secondo l’allora ministro Mariastella Gelmini, quello del TFA era “il percorso più duro e professionalizzante per abilitare una classe docente”. Ciononostante, con il decreto 59/2017 lo stesso fu a sua volta soppresso e sostituito dal percorso Fit (Formazione, inserimento, tirocinio), un progetto, in realtà, mai decollato. Poi arrivò anche la laurea magistrale in Scienze della formazione primaria, abilitante all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria. Un altro percorso formativo (di durata annuale) finalizzato al conseguimento dell’abilitazione, era rappresentato dai PAS (Percorsi abilitanti speciali), ormai fermi da circa otto anni. Qualcuno ipotizza o suggerisce addirittura una riattivazione di questi ultimi. Ma non è questa la sede per affrontare la questione.
Che cosa sono i 60 CFU? Il pensiero del Ministro Bianchi
L’obiettivo dichiarato del Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è quello di inserire la formazione per diventare docente all’interno del tradizionale percorso di studio universitario. Quindi, non più i classici 24 CFU, bensì 60 CFU da acquisire durante il percorso di laurea. “É necessario – ha spiegato Bianchi – ritrovare dei percorsi non facilitati, neanche certi, ma che permettano ad un ragazzo che si iscrive all’università, di poter scegliere un percorso per fare l’insegnante. Quello che ha sempre umiliato il mestiere d’insegnante è il fatto di aver sempre pensato prima a laurearsi. Ed essersi preoccupati solo poi. Del resto ci si può iscrivere ad una graduatoria, perché ce n’è sempre una. E, invece, no. É ora di invertire la rotta”. Ma, soprattutto, il Ministro ha voluto chiarire: “La formazione dei docenti rappresenta un elemento di grande importanza nell’ottica di una maggiore qualità della scuola. E, da parte nostra, riteniamo che i 60 CFU possano essere conseguiti anche prima della laurea magistrale. Del resto, la decisione di fare l’insegnante può essere fatta anche prima o, comunque, durante il percorso universitario”.
Che cosa sono i 60 CFU e come si conseguono?
Come chiarito dal Ministro Bianchi, chi vorrà diventare insegnante dovrà deciderlo fin dall’università. E, soprattutto, dovrà acquisire i 60 CFU parallelamente alla laurea. Ma non solo. Dovrà anche superare un esame scritto e una lezione simulata. Una volta ottenuta l’abilitazione, questa durerà per sempre. Ma non darà diritto alla cattedra. Per ottenere quest’ultima, infatti, bisognerà comunque superare il concorso ordinario. Infine, prima di entrare di ruolo bisognerà anche svolgere un anno di prova. Nello specifico, i 60 CFU comprendono un periodo di tirocinio diretto presso le scuole ed uno indiretto non inferiore a 20 crediti formativi universitari. Il Ministero predisporrà, inoltre, un percorso universitario per consentire l’acquisizione di elevate competenze linguistiche e digitali. Oltre, ovviamente, a conoscenze e competenze (sia teoriche che pratiche) relative allo sviluppo e alla valorizzazione della professione del docente. Tanto negli ambiti della pedagogia, quanto delle metodologie e tecnologie didattiche. Non è ancora chiaro, invece, se chi ha acquisito i 24 CFU avrà la possibilità di integrarli o meno.