In questi ultimi giorni ha fatto non poco scalpore la notizia relativa alla riforma Bianchi. Il Ministro dell’Istruzione ha tutta l’intenzione di riorganizzare in maniera radicale il metodo di reclutamento dei docenti. La sua proposta, però, non ha trovato commenti favorevoli.
Tra i cardini che sono stati posti alla base della
nuova riforma vi è anche il numero chiuso per alcune classi di concorso. Non è certo una novità che diverse materie abbiano una quantità di docenti in esubero, ma questa decisione non ha avuto riscontri positivi.
La nuova riforma vuole escludere alcune classi di concorso
L’eccesso di candidati per determinate classi di concorso avrebbe portato alla drastica decisione di escluderle dalle abilitazioni. Questo è quanto si prospetta per molti docenti e aspiranti tali per le scuole secondarie di I grado e di II grado.
Risulta chiaro che all’interno del nostro Paese vi sia una seria carenza di insegnanti appartenenti alle materie STEM. Allo stesso tempo, però, alcuni docenti sono in eccesso rispetto ai posti disponibili lungo tutto il territorio italiano.
Al momento la proposta presentata dal Ministro Bianchi è stata approvata dal Consiglio dei Ministri. Il che, tuttavia, non la rende definitiva. Sono, infatti, necessarie la firma del Presidente della Repubblica e l’approvazione da parte del Parlamento. Solo in tal modo la riforma in questione potrà definirsi legge.
Un percorso abilitante sistematico
Quello che si propone questo nuovo percorso formativo è di rendere più lineare l’accesso all’abilitazione per gli aspiranti docenti. L’obiettivo è quello di avere un numero sufficiente di insegnanti abilitati per coprire le necessità di ogni regione. Ciò, però, può portare all’esclusione di alcuni candidati facenti parte di classe di concorso ormai colme.
Questo passaggio non piace né agli addetti ai lavori né ai sindacati che ritengono la decisione illegittima. All’interno del testo confermato dal Governo si può leggere che si prevedono per i prossimi anni «formazione iniziale e prova finale corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari o accademici, nel quale sono acquisite dagli aspiranti docenti competenze teorico-pratiche».
Ciò avverrà attraverso il Piano nazionale di formazione di cui all’articolo 1, comma 124, della legge 13 luglio 2015, n. 107. Il concorso pubblico e nazionale sarà bandito con cadenza annuale con lo scopo di ricoprire i posti vacanti in quel determinato momento.