Riforma reclutamento docenti, tutti contro Bianchi

Tutti contro Patrizio Bianchi. Non c’è pace per il Ministro dell’Istruzione, finito nella bufera a causa della bozza di decreto relativa alla riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti. Il documento, già illustrato ai sindacati lo scorso 12 aprile, non piace a nessuno. Forze politiche, sindacati e docenti sono uniti nel bocciare

il documento, senza possibilità di appello. Le finalità del nuovo decreto, inserito nel contesto del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza), sono le stesse del decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 59. Ovvero riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria. Le principali novità riguardano la formazione iniziale e continua e il reclutamento dei docenti, nonché la cadenza annuale dei concorsi ordinari. L’obiettivo dichiarato di Bianchi è quello di arrivare a 70 mila immissioni in ruolo entro il 2024. Ma le aspre polemiche suscitate dalla bozza del documento, ne mettono già in dubbio la fattibilità. Anche se il numero uno di Viale Trastevere, che ha già preso accordi con l’Unione europea nel contesto del PNRR, non sembra intenzionato a mollare di un centimetro e ad arrivare all’approvazione definitiva entro giugno. I giudizi negativi che pesano sul decreto non lo preoccupano e sembra più che mai deciso ad andare fino in fondo. Tuttavia, è tutt’altro che da escludere l’eventualità che possano intervenire delle modifiche al testo prima che lo stesso venga illustrato alla Commissione europea.  

 

La posizione dei sindacati 

Sotto accusa, in particolare, la scarsa attenzione riservata nella bozza del decreto ai precari storici del sistema scolastico. Per i quali si è semplicemente previsto un percorso agevolato per il concorso. Ma nulla di più. Nulla, cioè, che vada nella direzione della valorizzazione del servizio prestato e dell’agognata immissione in ruolo. In particolare, la Flc-Cgil ha puntato il dito contro l’assenza totale “di un collegamento tra formazione e accesso all’assunzione a tempo indeterminato”. Dura anche la Cisl Scuola, che scrive: “Sul reclutamento non ci siamo, non va bene il metodo con cui il Governo si appresta a intervenire, non convince un impianto farraginoso e lacunoso al tempo stesso”. Il segretario Ivana Barbacci, inoltre, aggiunge: “Sul reclutamento non ci siamo. Non va bene il metodo con cui il Governo si appresta a intervenire. Non convince un impianto farraginoso e lacunoso al tempo stesso. Sul metodo siamo ben lontani da quanto sta scritto nel patto per la Scuola, con l’impegno a sostenere processi di ‘innovazione condivisa’, a partire proprio dal reclutamento. “Ma la lacuna più grave – precisa ancora – è l’assenza di un canale parallelo a quello dei concorsi destinato a valorizzare l’esperienza di lavoro maturata sul campo dal personale precario, assicurando a chi lavora per anni nella scuola, accanto a un forte supporto formativo di carattere abilitante, una prospettiva di stabilizzazione, con tutte le necessarie verifiche di qualità e competenza che una concreta esperienza di lavoro consente e che potrebbero trovare formale riconoscimento, come in generale avviene per tutti, nell’anno di prova”. La Cisl Scuola parla, inoltre, di “mera e tardiva informazione, a pochi giorni da un varo per decreto”, pertanto inaccettabile. Altrettanto dura la posizione della Gilda degli Insegnanti, con il coordinatore nazionale Rino Di Meglio che sostiene: “I temi del reclutamento e della formazione iniziale e quelli della carriera e degli incentivi vanno affrontati separatamente, perché questi ultimi due attengono alla sfera contrattuale”. Poi apre: “I principi alla base della riforma del reclutamento possono anche essere condivisibili, e noi siamo a primi a sostenere che per la scuola secondaria va previsto un percorso di abilitazione come quello della primaria. Non siamo d’accordo, però, sulla parte transitoria, perché si delinea un iter troppo complesso rispetto alla situazione drammatica del precariato per la quale serve una procedura più snella”. “Con questo programma – fa sapere il presidente dell’Anief Marcello Pacifico – entreranno in ruolo in pochissimi, come è accaduto in questi giorni con i quiz del concorso della secondaria. Ci sono 165mila posti su cui assumere subito. Come ho già detto al Ministro, la soluzione è quella di utilizzare le GPS per assumere: i precari non devono fare i concorsi. E chi non è abilitato può benissimo prendere l’abilitazione nell’anno di prova”. Critico anche il segretario generale della UIL Scuola, Pino Turi. “È una controriforma inattuabile che estende i problemi dei precari ai docenti di ruolo – ha protestato – E ritengo particolarmente grave che non ci sia stato alcun confronto. Ma posso assicurare che il sindacato non resterà alla finestra a guardare. Abbiamo iniziato questo quadriennio legislativo con 200 mila precari e lo chiudiamo a quota 300 mila. Il sistema dei concorsi è un fallimento e invece di fare un passo indietro, il Governo con questa riforma raddoppia, inserendo esami su esami anche dopo aver conseguito l’accesso in ruolo”.

La voce fuori dal coro è, in questo caso, quella dell’Ancodis, l’associazione dei collaboratori dei presidi. Che spende parole di compiacimento rispetto all’ipotesi di riforma del sistema di reclutamento dei docenti. 

 

La protesta dei precari

A battere i pugni è anche Anita Pelaggi, del Coordinamento Nazionale Precari Scuola, assolutamente insoddisfatta delle misure previste dalla bozza del decreto. “Purtroppo ancora una volta ci si dimentica che i precari sono già a tutti gli effetti lavoratori della scuola. Le modalità contemplate nel provvedimento sono il frutto di una scarsa conoscenza del mondo scolastico o, più semplicemente, una mera provocazione. Un sistema del genere è palesemente fallimentare. Sembra, piuttosto, solo  un’ulteriore vessazione nei confronti dei precari. E’ assurdo prevedere dopo 5-10 anni un ritorno all’università. E per farlo magari ci si può, nel frattempo, accontentare di un contratto part time. Del resto gli stipendi degli insegnanti sono floridi e si può tranquillamente rinunciare all’impiego full time”. Infine, un giudizio netto: “Mi auguro che questa bozza venga bloccata. Anche solo ridiscuterla non avrebbe alcun senso”.

 

La reazione delle forze politiche 

Profondamente insoddisfatte anche le forze politiche. A partire da Mario Pittoni, responsabile Dipartimento Istruzione della Lega e Vicepresidente Commissione Cultura Senato. “La bozza del decreto presentata dal Ministro Bianchi – ha commentato – è deficitaria su due punti fondamentali: abilitazione e stabilizzazione. Viene riproposto in toto il vecchio problema del dlgs 59: come si abilitano i docenti che insegnano nelle scuole paritarie? Come si abilitano le migliaia di docenti che necessariamente coprono le supplenze per l’assenza dei titolari, anche per molti mesi, come nel caso delle gravidanze difficili o dei mandati politici e parlamentari o dei distacchi all’estero o delle assegnazioni provvisorie in altro comune o del distacco presso organi del Ministero o di altre Amministrazioni dello Stato? Come si abilitano coloro che da anni prestano servizio nelle scuole statali con contratti a tempo determinato? Come si abilitano i cosiddetti ‘ingabbiati’, docenti di ruolo che hanno titolo di studio valido per aspirare ad altro insegnamento utilizzando lo strumento contrattuale del passaggio di cattedra o di ruolo?“. Polemico anche il M5S: “Dare attuazione ad una riforma della scuola non può e non deve prescindere dal lavoro sinergico del parlamento e delle commissioni, riforma che dovrà tenere conto soprattutto dei bisogni futuri dei bambini e degli studenti che saranno coinvolti nei prossimi anni. Non possiamo accettare soluzioni a scatola chiusa. Quel che è certo è che una riforma del genere merita i giusti tempi per essere approfondita. Chiederemo la garanzia di un ampio percorso di condivisione che consenta al parlamento di intervenire in maniera puntuale prima dell’approdo in Consiglio dei Ministri e di affermare i principi inderogabili di tutela del merito e di valorizzazione della classe docente“.

 

Riforma. Il Ministro bianchi accelera 

“Non ragioniam di loro, ma guarda e passa”. Facendo proprio il celebre verso dantesco (Inf. III, 51), il Ministro Patrizio Bianchi, incurante delle bocciature e delle critiche fatte registrare dalla bozza del decreto, tenta lo sprint vincente. Portando la riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti in Consiglio dei Ministri. Il provvedimento potrebbe, infatti, essere inserito all’interno del Decreto PNRR 2, già approvato mercoledì scorso e in attesa ora della pubblicazione ufficiale sulla Gazzetta Ufficiale. Un’accelerazione che prevedeva per stamattina un confronto con le forze politiche di maggioranza. Con queste ultime per niente contente del poco tempo a disposizione per discutere di un provvedimento così importante. Convocare la maggioranza a poche ore dal CdM non sembra, del resto, essere stata una grande idea. Soprattutto alla luce delle polemiche che hanno investito l’ipotesi di riforma negli ultimi giorni. Una strategia, quella del Ministro Bianchi, ancora tutta da valutare.  

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