Come diventare insegnante di sostegno

insegnante di sostegno

insegnante sostegnoLa didattica inclusiva è essenziale all’interno della compagine della scuola moderna. Per concretizzare questo progetto, però, c’è il bisogno di avere personale qualificato. Proprio in vista di ciò, sono in tanti a chiedersi come diventare insegnante di sostegno.

Questo docente consente agli alunni con disabilità di affrontare al meglio le sfide scolastiche. Il suo contributo, inoltre, è essenziale anche per chi vive in situazioni di disagio economico, familiare e/o sociale.

Non deve sorprendere, dunque, che il MIUR richieda ai vari candidati al ruolo di affrontare un percorso formativo importante. Esso si identifica nel TFA Sostegno, una specializzazione in ambito universitario.

Attraverso di esso, infatti, si può aspirare di apprendere le nozioni basilari utili allo svolgimento di un siffatto compito. L’insegnante di sostegno, quindi, deve ampliare al massimo le proprie competenze didattiche ed educative.

 

Cosa fa l’insegnante di sostegno nella scuola

Date le premesse, è giusto ora analizzare cosa faccia nello specifico l’insegnante di sostegno. Partiamo, però, da alcuni assunti. La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 ha riconosciuto i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Essi sono denominati BES e includono:

  • la dislessia;
  • la disgrafia;
  • la disortografia;
  • la discalculia.

La presenza di questo tipo di difficoltà e di molte altre, spesso anche più gravi, ha messo in moto il MIUR. Già da decenni si parlava di docente di sostegno, ma questa figura ha visto incrementate le sue funzioni specialmente negli ultimi anni.

Infatti, tale professionista ha presenziato per la prima volta nella normativa italiana tramite Legge n. 517 del 4 agosto 1977. Un altro documento ufficiale, invece, ne ha valorizzato al massimo la presenza nelle aule.

La Nota MIUR n. 2215 del 26 novembre 2019, a tal proposito, ribadisce che questo professore è affidato all’intero gruppo classe. Ciò implica che sulle sue abilità possono fare affidamento anche gli altri allievi e il resto dei docenti.

L’insegnante di sostegno, dunque, rende concreta quella che è definita come didattica inclusiva. Lo studente che necessita di supporto non può e non deve essere escluso in alcun modo.

C’è, dunque, una responsabilità sia sull’insegnamento che sull’educazione che ricade su tale figura professionale. Ciò implica anche il fatto di dover elaborare un progetto volto all’accrescimento delle competenze dell’alunno in oggetto.

Per tale motivo, l’insegnante di sostegno è chiamato a elaborare a inizio dell’anno scolastico quello che è qualificato come PEI. 

Esso è il Piano Educativo Individualizzato. Al suo interno devono configurare gli obiettivi, i metodi e i criteri di valutazione che verranno adoperati.

Il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020 si è espresso in merito. In esso sono state rilasciate anche le linee guida per la progettazione e realizzazione della didattica inclusiva.

Inoltre, in allegato al suddetto decreto sono stati inseriti anche i diversi modelli di PEI da seguire. Infatti, essi hanno una struttura diversa a seconda dell’ordine e grado della scuola a cui fanno riferimento.

 

Integrazione scolastica cos’è

Il centro di tutto ciò è sicuramente l’integrazione scolastica. Chi ambisce a divenire insegnante di sostegno, dunque, deve fare proprio tale progetto didattico.

La realizzazione di tutto ciò è possibile solo grazie alla presenza di una figura professionale. Quest’ultima deve essere estremamente preparata specialmente in ambito pedagogico e psicologico.

Per tale ragione, per specializzarsi sul sostegno si necessitano tante ore di studio e di prove sul campo. In tal modo si può formare nel migliore dei modi colui che andrà a ricoprire un compito così delicato.

L’integrazione scolastica, comunque, mira a includere lo studente con varie problematiche all’interno della classe. 

In questo l’Italia si è sempre contraddistinta. Infatti, l’allievo con difficoltà ha tutto il diritto di seguire le lezioni con i suoi compagni.

Non è pensabile allontanare i soggetti in questione. Anzi, è giusto moralmente e giuridicamente aiutare tutti a raggiungere i traguardi prefissati.

Ciò è fattibile, come si vedrà in seguito, tramite una precisa attività didattica ideata appositamente per superare gli ostacoli. Ciò porta alla realizzazione formativa dell’allievo, ma anche alla sua interazione sociale e scolastica.

Per tale ragione, non solo l’insegnante di sostegno, ma anche tutti gli altri attori presenti devono fare la loro parte. La famiglia, gli altri alunni, il resto del corpo insegnanti, gli enti locali e lo stato devono collaborare.

Solo in questo modo si è in grado di concretizzare tutte le procedure che verranno esposte all’interno di questo articolo.

 

Insegnante di sostegno normativa

Per rendere sempre più competente la figura dell’insegnante di sostegno c’è stato il bisogno di elaborare una normativa al riguardo.

Il Decreto ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010 prima e il Decreto ministeriale n. 81 del 25 marzo 2013 hanno istituito un percorso. Quest’ultimo è utile alla formazione iniziale del personale della scuola secondaria.

Dopo aver conseguito una laurea rivolta all’insegnamento, i candidati sono tenuti a svolgere il TFA Sostegno. Il Tirocinio Formativo Attivo serve a ottenere l’abilitazione nel campo del sostegno.

Per la scuola primaria, invece, il TFA Sostegno può essere svolto dopo aver conseguito una laurea magistrale a ciclo unico. Al termine del TFA sostegno, inoltre, i differenti aspiranti sono tenuti a superare una prova finale.

Inoltre, con il Decreto Direttore Generale n. 58 del 25 luglio 2013 si è fatto un ulteriore passo in avanti. Esso ha indetto i Percorsi Abilitanti Speciali.

I PAS, come si afferma sul sito del MIUR, «sono percorsi di formazione per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, rivolti ai docenti della scuola con contratto a tempo determinato che hanno prestato servizio per almeno tre anni nelle istituzioni scolastiche statali e paritarie».

 

Come si fa a diventare insegnante di sostegno

Da quanto detto fino a questo momento, è giunto il momento di fare ulteriori approfondimenti sulla tematica affrontata in questo articolo. Come si fa a diventare insegnante di sostegno?

Una domanda che si pongono tutti coloro che aspirano a ricoprire questo ruolo. Ovviamente, la risposta deve essere il più esplicita possibile.

Come si è già potuto vedere nei paragrafi precedenti, la prassi vuole che si affronti il percorso formativo del TFA Sostegno. Non sempre, però, è stato così. Nel corso dei decenni si sono susseguite una serie di modifiche a livello normativo.

Il Decreto-Legge n. 36 del 30 aprile 2022 è tra gli ultimi a essersi espresso in merito. Successivamente si è aggiunta a tale normativa anche la Legge n. 79 del 29 giugno 2022.

In entrambe le direttive, in ogni caso, si fa riferimento a una fase transitoria del TFA Sostegno. Essa avrà la propria validità a livello nazionale fino alla data del 31 dicembre 2024.

La notizia in questione concerne chi non sostiene le prove di accesso fino alla data appena indicata. Infatti, in tali condizioni, potranno accedere al TFA Sostegno i candidati con dalla propria parte delle peculiarità.

Questi ultimi, negli ultimi 5 anni, hanno dovuto svolgere 3 anni di servizio sul sostegno nelle scuole statali.

Per tutti gli altri, invece, c’è bisogno di affrontare le prove iniziatiche che anticipano il percorso del Tirocinio Formativo Attivo. Gli esami preliminari sono ben tre e ognuno presenta delle modalità differenti per essere svolti:

  • preselettivo;
  • scritto;
  • orale.

L’aspirante docente di sostegno potrà accedere al TFA Sostegno solo dopo aver superato con successo tutti i test appena menzionati.

Il Tirocinio Formativo Attivo, inoltre, ha una struttura ben delineata. Esso viene spalmato lungo 8 mesi in cui il soggetto preso in esame dovrà svolgere con impegno numerose attività. In particolare, si parla di:

  • lezioni;
  • laboratori;
  • tirocinio diretto;
  • tirocinio indiretto;
  • prova finale.

Si comprende, dunque, come alla fine di questi mesi di studio ci sia un ulteriore controllo da superare. 

La prova finale, infatti, serve ad attestare l’effettiva acquisizione delle competenze sulle materie analizzate nel corso dei mesi.

Al termine di tutto ciò i candidati potranno ottenere l’abilitazione sul sostegno. Inoltre, si può aspirare all’ottenimento della cattedra a tempo indeterminato. 

Per poter conseguire ciò, però, c’è bisogno di superare un concorso nazionale sulla materia organizzato su base regionale.

 

Quali sono le competenze di un insegnante di sostegno

A questo punto bisogna rispondere a un altro quesito: quali sono le competenze di un insegnante di sostegno? Una branca decisiva all’interno dell’argomento ivi analizzato.

Come già affermato nei precedenti paragrafi, l’insegnante di sostegno è chiamato a elaborare il PEI. Le competenze didattiche, però, non sono le uniche su cui bisogna concentrarsi.

Per tale ragione, è più che normale che tale figura professionale conosca le diverse patologie in cui potrebbe incorrere. Solo con un’attenta analisi delle problematiche del proprio alunno, infatti, si possono delineare le linee di azione.

Le caratteristiche dello studente devono divenire il fulcro dell’organizzazione didattica. In tal modo si possono preparare lezioni mirate volte all’apprendimento delle singole discipline.

Infine, è del tutto inevitabile che le doti comunicative debbano essere al massimo livello. Solo in questo modo si può instaurare una relazione proficua con gli allievi volta a una serena vita scolastica.

 

Qual è lo stipendio

Le questioni da analizzare sono davvero molte e tutte ugualmente importanti. Tra di esse figura il conoscere nei dettagli lo stipendio di un insegnante di sostegno.

Risulta ovvio come anche la parte retributiva debba essere presa in esame per poter scegliere se affrontare un percorso tanto complesso.

Come accade per i docenti su materia, anche in questo caso il fisso cambia in base all’ordine e grado della scuola in cui si insegna. Di seguito si riportano le cifre medie impostate in base ai dati dell’anno corrente, il 2022:

  • scuola primaria, 1.360 euro mensili;
  • scuola secondaria di I grado, 1.500 euro;
  • scuola secondaria di II grado, 1.540 euro al mese.

Si ribadisce, dunque, che quanto affermato non è altro che una quantificazione sulla base delle medie nazionali. Infatti, si può partire da una base minima di 1.100 euro per giungere a un massimo di 1.800 euro.

Tutto ciò può vedere un aumento anche consistente a seconda degli anni di servizio alle proprie spalle. La dilatazione dello stipendio avviene seguendo i suddetti criteri:

  • da 0 a 8 anni di servizio;
  • da 9 a 14 anni di servizio;
  • da 15 a 20 anni di servizio;
  • da 21 a 27 anni di servizio;
  • da 28 a 34 anni di servizio;
  • da 35 fino al termine della carriera.

Questa classificazione è la medesima che viene adoperata per i docenti su materia. Di conseguenza, maggiore sarà l’esperienza e più alto sarà lo stipendio corrisposto al professionista in oggetto.

Tutte informazioni fruttuose per coloro che ambiscono a raggiungere una cattedra a tempo indeterminato sul sostegno.

Condividi L'articolo

Articoli Correlati

Ecco come
Vincere il concorso Docenti
Ultime ore

La Promo scade tra:

Ore
Minuti
Secondi