Addio ai 24 Cfu. Cosa cambia?

All’interno della riforma del reclutamento degli insegnanti che il governo si appresta a varare già entro aprile, è previsto l’addio ai famigerati 24 CFU. Si tratta, come ben sappiamo, di crediti formativi universitari in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche. Da conseguire, in forma curriculare o extracurriculare,

presso le università statali, private o anche telematiche. Tra l’altro rappresentano uno dei requisiti fondamentali ed imprescindibili di accesso per la partecipazione ai concorsi ordinari per l’abilitazione all’insegnamento. La bozza del decreto è già stata illustrata dal Ministro Bianchi alle organizzazioni sindacali nei giorni scorsi. E il relativo provvedimento dovrebbe essere approvato in via definitiva entro il 30 giugno. In attesa della successiva conversione in legge. 

 

Le novità della riforma

I 24 CFU furono istituiti il 10 agosto 2017 con il cosiddetto “Decreto 24 CFU” emanato dal Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca. Nelle intenzioni doveva essere semplicemente una norma transitoria. Era, infatti, prevista una riforma più articolata e strutturata. Che però non è mai arrivata. Cosicché i 24 CFU sono rimasti come requisito fondamentale per accedere al concorso docenti. Almeno fino ad oggi. Una novità tutt’altro che inaspettata, tuttavia. Del resto il Ministro Bianchi si era già espresso sulla questione in maniera inequivocabile nei mesi scorsi. “I 24 CFU – aveva commentato –  non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante. Attualmente il nostro ordinamento prevede due lauree abilitanti per l’infanzia e per la primaria. Mentre chi fa una scelta disciplinare deve recuperare successivamente le competenze pedagogico didattiche. Ritengo, invece, necessario creare dei percorsi che prevedano sin dall’inizio queste competenze per chi aspira a diventare insegnante”.

 

I tre percorsi del nuovo reclutamento

La riforma del reclutamento degli aspiranti insegnanti sarà fondamentalmente strutturata su tre percorsi:

 

  • Il primo, basato sulla formazione iniziale, prevede il conseguimento di almeno 30 CFU all’università. Di cui almeno 15 di tirocinio. Si potrà, quindi, partecipare ai concorsi. Ma resta l’obbligo, ai fini dell’abilitazione, di acquisire i restanti 30 CFU. Previsto anche l’anno di prova a tempo determinato e part-time.
  • Il secondo percorso prevede il conseguimento dei 60 CFU già durante il percorso di studi. Dopo il concorso e il superamento dell’anno di prova arriva, quindi, la conferma in ruolo. 
  • Previsto, infine, un percorso dedicato per i precari storici. Per chi ha almeno 36 mesi di servizio, infatti, è previsto l’accesso diretto al concorso. In caso di superamento di quest’ultimo, anche loro dovranno affrontare l’anno di prova.  

Resta ancora da chiarire la questione relativa ai 60 CFU. Cosa che sicuramente il Ministero farà al più presto. Si tratterà di crediti aggiuntivi rispetto ai 120 CFU previsti dalla laurea magistrale? O potranno essere acquisiti in parallelo?

 

Formazione continua

Un’altra importante e stimolante novità  è quella relativa alla formazione continua dei docenti. Un aspetto sul quale il Ministero ha deciso di investire con estrema determinazione. Tant’è che la stessa sarà strettamente legata ad una progressione stipendiale accelerata.

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