Concorso ordinario, addio ai test a risposta multipla

Il concorso docenti è uno degli argomenti che più crea discussioni intorno a sé. Negli ultimi anni si è potuto vedere come siano cambiate diverse volte, forse troppe, le carte in tavola. Chi oggi entra a far parte della scuola, o aspira a farlo, sa che le regole potrebbero evolversi costantemente.

L’attuale concorso ordinario, tra l’altro, ha

dimostrato che non sempre i criteri scelti per la selezione degli insegnanti siano dei migliori. Il gran numero di bocciati alle correnti selezioni esprime un problema alla base. Ecco perché sembra arrivato il momento di mutare nuovamente i metodi di reclutamento.

 

Stop ai test a crocette per i futuri concorsi docenti

Parlare del concorso docenti non è mai semplice. Anche perché rappresenta l’unico modo per ottenere il ruolo come insegnante nella propria classe di concorso. Accedervi e superarlo, però, non risulta affatto agevole. Quello in atto aveva avuto la propria apertura nel 2020, ma è stato realizzato solo negli ultimi mesi. Il risultato è stato catastrofico per la maggior parte dei candidati.

La riforma della scuola portata avanti dal Ministro Patrizio Bianchi e già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, si inserisce proprio in quest’ottica. Il percorso formativo è stato, infatti, ripensato con l’aggiunta di 60 CFU che gli aspiranti professionisti del settore dovranno aggiungere alla normale laurea magistrale.

Una formazione che prevede anche tirocini all’interno delle mura scolastiche e prove finali da superare. In tutto questo si incastra anche il concorso che non sarà più a risposta multipla come è avvenuto per la sua ultima edizione. Dal 2025, infatti, l’intenzione è quella di effettuare un test scritto a risposta aperta.

 

Le polemiche del concorso docenti

Durante il concorso docenti relativo alle scuole secondarie di I e II grado sono sorte diverse polemiche. La quasi totalità dei candidati ha visto la propria bocciatura alla prova scritta. Tra le lamentele rivolte al Ministero dell’Istruzione vi è l’ambiguità delle risposte da dare. Spesso troppo simili tra loro e nozionistiche fino all’inverosimile se non addirittura errate.

Queste motivazioni potrebbero essere alla base della decisione del Ministro Bianchi di tornare a un test scritto basato su quesiti aperti. Una decisione che rischia, tuttavia, di non piacere a causa della discrezionalità della commissione che potrebbe influire sul futuro della prossima classe insegnanti.

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